Cari lettori,
noi, Carlotta e
Nicole, blogger ormai esperte dell’ICPaccini’s Blog, abbiamo pensato di
pubblicare settimanalmente un racconto che ci ha colpito particolarmente. Il
fine è quello di condividere con voi le nostre riflessioni, nonché le nostre
passioni.
…Non ci resta che
augurarvi una buona lettura!
UNA STANZA A METÀ
Spesso, per evitare la guerra, tracciavano
una linea immaginaria che dalla porta attraversava la stanza.
Di là stava Kate, e di qua Peter.
Da questa parte la scrivania di
Peter con le matite e i colori, il suo animale di pezza, la giraffa col collo
storto, il piccolo chimico e la cassetta di latta che conteneva tutti i suoi
segreti e che Kate cercava sempre di aprire.
Dall’altra parte, la scrivania di
Kate, il suo telescopio, il microscopio e per tutto il resto della sua camera
c’erano le bambole.
Stavano sedute sul davanzale della
finestra con le gambe ciondoloni, in bilico sulla cassettiera e appoggiate agli
specchi, sedute dentro la carrozzella, pigiate come operai pendolari sulla
metropolitana.
Le preferite erano quelle più vicine
al suo letto. Ce n’erano di tutti i colori, dal nero più nero e lucido come
vernice da scarpe, al bianco più smorto, ma per lo più erano di un bel rosa
acceso. Certe erano nude altre indossavano una sola cosa, un calzino, una
maglietta, o una cuffia.
Alcune erano tutte agghindate in
lussuosi vestiti
da ballo con fasce, tuniche in pizzo
e strascichi carichi di nastrini. Erano una diversa dall’altra, ma una cosa in
comune l’avevano:quello sguardo fisso, arrabbiato, da pazze. In teoria
avrebbero dovuto essere dei neonati, ma gli occhi le tradivano. I neonati non
guardano in quel modo nessuno. Passando accanto alle bambole, Peter si sentiva
osservato e, uscendo dalla stanza sospettava sempre che si mettessero a parlare
di lui, tutte e sessanta.
Eppure, non gli aveva mai fatto
niente di male e in fondo ce n’ era soltanto una che proprio non gli piaceva. LA CATTIVA. Persino
a Kate le metteva paura, talmente tanta che non aveva il coraggio di buttarla ,
casomai quella fosse tornata nel cuore della notte per vendicarsi. La Cattiva chiunque l’avrebbe
riconosciuta al primo sguardo. Era di un rosa mai visto su un essere umano.
Molto tempo fa la gamba sinistra e il braccio destro erano stati strappati dai
buchi del corpo. E sul cranio crivellato di buchi le cresceva un ciuffo spesso
di capelli neri.
Chi l’aveva fabbricata doveva aver
avuto intenzione di farle un bel sorriso dolce, ma qualcosa era di sicuro
andato storto nello stampo, perché la Cattiva tirava su il labbro in una specie di
smorfia e pareva sempre pensare alle cose più brutte del mondo.
Qualche volta Kate la prendeva in
braccio e cercava di ammansirla con paroline dolci, ma dopo un minuto
rabbrividiva e la rimetteva al suo posto.
Scelto da noi per voi perché…
Abbiamo
scelto questo racconto per la fantasia con cui lo scrittore ha descritto nei
minimi particolari la “Cattiva” (la bambola malefica che era situata nella
parte più oscura della stanza di Kate) e soprattutto per la capacità del protagonista
di coinvolgere il lettore e di trasmettergli un senso di paura.
INVESTITO DA
UN’AUTO CON UNA GOMMA A TERRA
Io non mi abbronzo facilmente. E
neanche difficilmente. Mi spiego, ho i capelli rossicci e la pelle
delicatissima. Quando vado in spiaggia non mi prendo una bella tintarella no, mi
prendo un brutto colpo di sole.
E poi non vado mai in spiaggia
perché sono di Brooklyn. I Brooklinesi hanno solo Coney Island, che come
spiaggia fa schifo. Correva voce durante la guerra che i sottomarini tedeschi nemici,
se vi ricordate, venivano qui e l‘inquinamento li corrodeva, nella zona di mare
riservata ai bagnanti.
Ero un ragazzino sensibile, io, ero
un poeta.
Nella mia classe c’erano tipetti
duri ce n’era uno, Floyd, che sedeva nel banco degli asini, capite, che aveva
il cervello dura zucca. Uno di quelli con la mentalità da vegetale.
In quegli anni successivi diventammo
però amici, da grandi. Io gli tolsi una spina da una mano.
Una volta, da ragazzo, me ne stavo
andando a lezione di violino. Passo davanti a una sala da biliardo e lì c’era
la banda di Floyd, stava sgonfiando le gomme delle auto dei paraggi. Non solo a
quelle parcheggiate ma anche a quelle in movimento. Io passo oltre come niente
fosse e lui mi chiama, fa: - Ehi, Roscio!
Non ci ho visto più. Ero un ragazzo
coraggioso. Poso il violino. Vado là e gli dico : - Non mi chiamo Roscio. Se mi
vuoi, rivolgiti a me educatamente, il mio nome è Heywood Allen, per tua norma e
regola.
Trascorsi quell’inverno sulla sedia
a rotelle dopo che un’ equipe di chirurghi mi estrasse il violino. Per mia
buona fortuna non prendevo lezioni di violoncello.
Io non sono combattivo. Non so
battermi e, poi, ho i riflessi lentissimi. Una volta, fui investito da un auto
con una gomma a terra, che la spingevano in due.
Scelto da noi per voi perché…
Abbiamo scelto questo
racconto perché è divertente, simpatico e ironico allo stesso tempo. L’abbiamo
scelto anche per far capire quanto è brutto il bullismo e quanto è terribile essere
presi di mira da qualche prepotente.
DUE AMICI
INSEPARABILI
E’ la
storia di nuvola, un coniglietto bianco, rimasto solo dopo essere sopravissuto
a tutti i suoi fratellini morti in tenera età, e di Vajolet, una graziosa,
micina nata, stranamente, come figlia unica, cresciuta solitaria e schiava
perfino degli altri gatti. Nuvola mi è stata regalata da una bambina di dieci
anni che, in segno di grande affetto e amicizia, ha deciso di privarsi di quell’unico
coniglietto che le era rimasto, raccomandandosi di circondarlo di affetto.
Non è
difficile capire quale e quanta fosse la mia preoccupazione: un coniglietto
tutto solo in un luogo nel quale non vi era nessun altro compagno coniglio e
dove, anzi, i predatori abbandonavano, tra i cani e gatti!
Nel
frattempo era nata Vajolet da una gatta che di cucciolate numerose ne aveva sempre
fatte! Il numero minimo dei suoi gattini è sempre stato di quattro o cinque……ma
questa volta, guarda caso, era nata solo lei, una gattina impertinente che
aveva quasi subito manifestato il suo carattere indipendente e aggressivo,
nonché schivo e differente verso tutti.
Da giorni
la osservavo mentre se ne stava rannicchiata, con un’espressine triste e
pensierosa…….Poi era arrivato questo coniglietto, un batuffolo bianco che
scappava al primo impercettibile fruscio, che tremava appena lo guardavi un po’
più a lungo del solito……Quanta indecisione prima di lasciare che Nuvola e
Vajolet si avvicinassero l’uno all’altra….E poi…..stento ancora a crederlo!
Dopo essersi annusati e studiati da tutti i punti di vista, è scoccata la scintilla!!!
Sono diventati inseparabili: si corrono dietro, giocano, mangiano, dormono,
fanno lotte e perfino…..vanno in bagno sempre insieme!!! Così, tra queste due
anime sole, è nata un’amicizia meravigliosa che ha cancellato persino il
ricordo della loro solitudine.
Scelto da noi per voi perché…
Questo racconto per noi è molto significativo, perché rappresenta
l’amicizia tra due animali così diversi tra loro. I due protagonisti, alla
prima occhiata, sono diventati amici per la pelle, e probabilmente, lo rimarranno
per sempre, così come spesso succede a noi esseri umani.
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